TURP (Resezione Transuretrale Dell’Adenoma Prostatico)

Trattamento Prostata – IPB

La resezione transuretrale dell’adenoma prostatatico (TURP) è un intervento endoscopico, il cui scopo è eliminare l’ostacolo determinato dalla prostata allo svuotamento della vescica. È l’intervento di chirurgia urologica maggiormente praticato nel mondo e anche in Italia; è indicato in caso di ipertrofia prostatica benigna sintomatica o di neoplasia (= formazione di un tessuto che si sostituisce a un tessuto precedente, crescendo in modo diverso da quello fisiologico: la neoplasia può assumere caratteri di benignità o di malignità) prostatica ostruente lo svuotamento vescicale, non suscettibile di trattamento radicale. La resezione endoscopica della prostata consiste nell’asportazione della porzione più interna della ghiandola per via uretrale. Ciò è eseguito grazie all’utilizzo di uno strumento (resettoscopio) che, applicando una particolare energia elettrica, rimuove a “fette” il tessuto prostatico; in alcuni casi durante l’intervento viene inserito un tubo di drenaggio percutaneo (cioè sotto la cute) della vescica, per eseguire il trattamento con basse pressioni endovescicali.

La procedura è generalmente eseguita in anestesia loco-regionale o generale, sebbene sia segnalata la possibilità di trattamenti in anestesia locale.

La maggior parte degli interventi dura tra 25 e 60 minuti; dopo l’intervento viene applicato un catetere vescicale, con sistema di lavaggio continuo della vescica e, in qualche caso, di trazione del catetere per alcune ore. In assenza di complicazioni il catetere è rimosso in media dopo 3-4 giorni e la degenza ospedaliera media è di 4-5 giorni. Dopo il ritorno a casa è suggerito un periodo di convalescenza (ridotto stress fisico, scarsa attività sessuale e/o sportiva, regime alimentare moderato, terapia antisettica urinaria, ecc.) e l’astensione dalle normali attività lavorative per un periodo variabile tra i 7 e 21 giorni, in base alle condizioni associate e all’estensione della resezione. È suggerito di evitare lunghi tragitti in auto e l’uso di cicli e motocicli. Il primo controllo si effettua entro 30-45 giorni dall’operazione.

ALTERNATIVE PROPONIBILI

La chirurgia a cielo aperto (ATVB) si effettua quando la TURP è controindicata per le eccessive dimensioni (> 80-100gr) della prostata. I risultati dei due interventi sono sovrapponibili in termini di aumento del getto urinario e di riduzione del residuo postminzionale. Il trattamento della ipertrofia prostatica benigna può essere attuato anche con tecniche alternative quali: incisione transuretrale del collo vescicale (TUIP), chirurgia con laser a olmio, vaporizzazione (TUVAP), ablazione transuretrale con aghi (TUNA), termoterapia (TUMT). Queste tecniche, pur essendo meno invasive rispetto a TURP e ATVB, producono risultati meno soddisfacenti. La terapia farmacologica è riservata alle forme con sintomatologia lieve o moderata e in assenza di grave ostruzione.

RISCHI GENERICI

L’intervento comporta i rischi comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al tipo di anestesia, all’età del Paziente e alle sue condizioni generali.

RISCHI SPECIFICI

Complicanze precoci:

  • emorragia con necessità di emotrasfusione ( 7,2-12,5%);
  • infezioni delle vie urinarie (15,5%);
  • infezioni dell’epididimo (1%);
  • sindrome da TURP, dovuta al riassorbimento del liquido di lavaggio, che comporta confusione, nausea, vomito, disturbi nervosi e instabilità circolatoria (2-6,7%).

Complicanze tardive:

  • eiaculazione retrograda: durante l’eiaculazione il liquido seminale, anziché fuoriuscire dall’uretra, refluisce in vescica determinando infertilità (75%);
  • stenosi (= restringimentodell’uretra sclerosi del collo vescicale (0,5-9,7%): la risoluzione può richiedere un secondo intervento endoscopico (cervicotomia o uretrotomia o uretroplastica).
  • incontinenza urinaria (1-6,6%). Sebbene alcuni autori abbiano indicato la possibilità della comparsa di impotenza dopo l’esecuzione della TURP, l’unico studio comparativo tra Pazienti sottoposti o meno all’intervento non ha rilevato differenti percentuali della sua insorgenza.
  • emorragia tardiva (5-15%). si verifica quando cade l’escara (= “la crosta”) della ferita vescicale. E’ quasi fisiologico a distanza di circa 10/15 gg dall’intervento rivedere del sangue nell’urine, tuttavie se la macroematuria diventa copiosa e persistente, in particolare con l’evacuazione di coaguli, può richiedere nuovamente il posizionamento del catetere vesicale con utilizzo di lavaggio continuo della vescica.