Sintomi e Segni Urologici
È un dolore acuto, violento, di solito localizzato a livello del fianco con irradiazione anteriore lungo la proiezione dell’uretere (emiaddome corrispondente) verso l’inguine, i genitali e la parte interna della coscia. In modo caratteristico il paziente è irrequieto e non riesce a trovare una posizione antalgica. Il dolore può presentarsi ad ondate successive con parziali remissioni e riacutizzazioni. Possono coesistere sintomi neurovegetativi (nausea, vomito) e disturbi minzionali (bruciori, ematuria, aumentata frequenza minzionale). Questo quadro clinico è dovuto al passaggio di un calcolo, che può anche essere di minuscole dimensioni (renella), dal rene nell’uretere. L’uretere quindi si contrae violentemente, nel tentativo di espellere il calcolo, provocando un intenso dolore e una attivazione del sistema nervoso neurovegetativo. Alcune volte il calcolo è di dimensioni tali per cui non può essere espulso e viene trattenuto in un punto dell’uretere. Questo provoca un ostacolo al passaggio dell’urina, per cui a monte l’accumulo di urina provoca una dilatazione delle cavità renali, che contribuisce al dolore intenso. Questa condizione, definita ureteroidronefrosi, determina una stasi urinaria, con rallentamento o cessazione dell’attività del rene sofferente e rischio di sviluppo di una infezione renale febbrile (pielonefrite acuta). I punti dove in genere le formazioni litiasiche (calcoli) possono fermarsi perchè in quei punti l’uretere tende a restringersi, sono:
- il giunto pielo-ureterale;
- il tratto dell’uretere lombare che “scavalca” i vasi iliaci;
- il tratto iuxtavescicale dell’uretere, ovvero in quel tratto dell’uretere che passa attraverso lo spessore vescicale. Quando la formazione litiasica si arresta in quel punto può dare oltre che dolore al fianco, pollachiuria e un dolore riflesso al glande.
DIAGNOSI
La diagnosi è clinica e strumentale, in particolare effettuando una semplice ecografia delle vie urinarie è possibile subito diagnosticare l’idronefrosi renale, è inoltre possibile, sempre tramite l’ecografia, individuare il calcolo (formazione litiasica) se si trova nel primo tratto dell’uretere (giunto pielo ureterale) o al termine (tratto iuxtavescicale o intramurale). È indicato inoltre eseguire un emocromo e funzionalità renale per valutare un eventuale aumento dei Globuli Bianchi (segno di sepsi) e/o un deterioramento della funzione renale.
Nei pazienti minorenni, in caso di spandimenti renali (urinomi), in caso di un quadro settico (iperpiressia e Globuli bianchi aumentati), dolore che non risponde a antidolorifici e/o in un quadro di insufficienza renale acuta, la colica renale diventa “complicata”, vi è indicazione a eseguire una TC in bianco per capire effettivamente la localizzazione del calcolo e richiedere una valutazione specialistica urologica urgente.
TERAPIA
La terapia delle coliche renali non complicate è di tipo conservativo. Antidolorifici, antinfiammatori, profilassi antibiotica, citrati e alfa litici (che favoriscono l’espulsione di eventuali calcoli), sono i farmaci utilizzati per favorire l’espulsione della formazione litiasica. Il paziente a quel punto verrà rivalutato a distanza dell’evento acuto per verificare l’eventuale espulsione del frammento litiasico. Nelle coliche renali complicate, viceversa, il trattamento consiste nel rimuovere il prima possibile l’ostruzione. Questo viene fatto in sala operatoria, attraverso il posizionamento di cateteri ureterali (stent ureterali) o la frammentazione del calcolo per via endoscopica.
Quando viceversa il calcolo viene visualizzato ecograficamente (nel primo tratto dell’uretere o nel tratto terminale), insieme alla terapia espulsiva può essere consigliato un trattamento di litotrissia extracorporea (ESWL). In questo caso il calcolo viene puntato da un apparecchio che con l’utilizzo di ultrasuoni porta alla frammentazione della formazione litiasica.